Industria 4.0: come cambia il ruolo del manager?

Le aziende italiane? Sono in costante evoluzione dovuta in primis alla repentina velocità con cui si modificano le regole dei mercati, ma anche e soprattutto per la concorrenza di settore sempre più aggressiva e desiderosa di far crescere il business!

La conseguenza di questa situazione di stallo e accumulo di tensione aziendale è che anche le stesse persone che ne fanno parte, devono possedere un forte orientamento al cambiamento. Oggi servono strutture più flessibili, velocità decisionale, utilizzo efficace della delega e una spiccata capacità di coinvolgimento.

Ecco che per restare al passo con i tempi è necessario instaurare profonde relazioni umane, incoraggiando e motivando al contempo i lavoratori a dare il meglio di sé, attraverso una radicale evoluzione del ruolo del Manager.

Negli anni antecedenti il 2000, il CEO possedeva un ruolo incentrato per lo più sull’acquisizione e sviluppo di competenze specifiche, con capacità di comando (“Manager Capo”), le cui caratteristiche più salienti erano l’assenza di delega, una scarsa considerazione e propensione alla fiducia nell’operato dei propri collaboratori, con la diretta conseguenza di un forte presidio e controllo diretto su tutta l’attività svolta.

Non vi era alcun diretto coinvolgimento delle persone nello svolgimento delle attività, non esistevano piani di crescita e/o di sviluppo personale, con un basso o quasi nullo senso di appartenenza all’azienda. Le persone vi lavoravano in quanto obbligate a farlo, per la sopravvivenza individuale o della propria famiglia.

Appare chiaro come questa tipologia di manager sia diventata sempre più obsoleta in un mondo in profonda trasformazione, in cui le stesse organizzazioni e i leader che le guidano, si trovano ad operare in contesti caratterizzati da complessità, incertezza e forti rischi. Il futuro delle aziende vede un nuovo approccio sempre più orientato alla collaborazione, allo scambio e supporto reciproco e al team building.

Il tutto per assicurare non solo un ambiente lavorativo sereno e stimolante, ma anche un senso di gratificazione e benessere generale alle risorse.

 

Le nuove competenze manageriali del futuro.

Con il passare degli anni i notevoli cambiamenti aziendali, culturali e del nuovo modo di concepire il business, favoriti anche dall’avvento dell’era della Trasformazione Digitale e dell’Innovazione 4.0, hanno creato forti tensioni nelle aziende guidate da questo tipo di Manager Old Style, abituato a guidare le persone in virtù dell’autorità che ha ricevuto da qualcuno, inizia ad avere una serie di difficoltà nella gestione dei team aziendali.

Il “Manager Capo” si trova improvvisamente costretto ad evolvere: deve mettersi sempre più in prima fila facendo vedere concretamente come si fanno le cose, motivando e guidando i gruppi affinché acquisiscano strumenti, conoscenze e competenze per divenire autonomi nello svolgimento delle attività correnti, iniziando a proporre idee e soluzioni divenendo parte attiva dei processi aziendali.

Risulta evidente che per evolvere il Manager debba allargare sempre più i propri orizzonti e competenze di base, per utilizzare innovative metodologie e strumenti atti a promuovere, migliorare e gestire la comunicazione efficace con i dipendenti.

Diviene fondamentale instaurare una relazione efficace con il team, al fine di creare e diffondere quella reciproca fiducia che permetta ai singoli lavoratori di percepire e comprendere la loro importanza delle mansioni che svolgono, traendone motivazione, sviluppo e crescita personale.

La nuova frontiera del management aziendale è fatta per lo più di interazione, scambi costruttivi di idee e condivisione, integrando le esperienze più diverse delle persone nella creazione di nuove opportunità di business.

Come possono i manager fornire un valore aggiunto alle risorse aziendali in un contesto simile? Iniziando a spogliarsi del tradizionale ruolo di supervisori, per assumerne uno completamente diverso: diventare dei veri e propri Coach Manager.

Professionisti che conoscono molto bene i propri collaboratori /dipendenti, in quanto ne hanno individuato a priori le singole potenzialità dopo un attento e accurato ascolto attivo basato sull’empatia, allo scopo di incrementare e/o accrescere conoscenze, abilità e nuovi atteggiamenti funzionali allo sviluppo professionale dei singoli individui, in propensione alla natura del lavoro che svolgono o che potranno eseguire in futuro.

Incentivare e favorire lo sviluppo del capitale umano significa prima di tutto accompagnare e condurre le persone alla scoperta di skill che magari non sapevano neppure di possedere, strettamente indispensabili alla crescita individuale e della stessa organizzazione.

Le imprese che si fanno promotori di questo cambio di approccio e di relazione verso i più stretti collaboratori, devono fornire ai Project Manager gli strumenti necessari per concretizzare il cambiamento, investendo in percorsi formativi articolati e rigorosi, in grado di trasformare le sfide in opportunità. Tutto ciò per fare in modo che l’uomo e le relazioni, restino al centro di tutto.

Nella nostra attività come Consulenti Aziendali e Trainer, abbiamo incontrato negli anni numerosi Manager con alle spalle esperienze diverse, accomunati dalla stessa visione, amore e passione per i propri dipendenti, che hanno deciso di intraprendere un lavoro su sé stessi per migliorare le proprie skills professionali, ma anche per crescere come persone instaurando un profondo senso di appartenenza e reciproca fiducia.

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“In un epoca in cui l’unica certezza è l’incertezza, l’unica fonte sicura per il vantaggio competitivo è la conoscenza.” Nonaka (1997).